Focus sul Biocidio Campano

L’emergenza rifiuti è un male che affligge la Campania da decenni.

 

  Negli scorsi mesi, ha fatto scalpore un video in cui Roberto De Luca, figlio del Governatore della Campania Vincenzo De Luca, sembra trattare riguardo una possibile tangente sulle gare d’ appalto per lo smaltimento dei rifiuti in Campania. In seguito al video, che ha trovato rapida diffusione su internet, Roberto De Luca è stato indagato per corruzione. Il problema dei rifiuti in Campania purtroppo non è una disgrazia nuova, ma affligge la regione da molti anni. Il problema dei rifiuti e della cosiddetta “Terra dei fuochi” venne messo in risalto mediatico 10 anni fa, nel 2008, in seguito all’ emergenza rifiuti che colpì la città di Napoli. Ai tempi la città di Napoli era piena di spazzatura non raccolta per le strade ed era facile ritrovarsi dinanzi a vere e proprie montagnole di rifiuti che oltre alla pessima immagine a livello estetico, creavano problemi a livello igienico e sanitario. La crisi dei rifiuti in Campania ha però radici lontane risalenti a circa 24 anni fa. Nel 1994 infatti il Governo prese atto del problema campano in seguito alla saturazione delle discariche della regione. Le discariche erano piene e non potevano più contenere altro materiale. Si cercò di contenere il problema requisendo delle discariche private in tutta la regione e questo ampliò la capacità di sversamento. Questa soluzione di contenimento durò fino al 1996, quando il Governo decise di realizzare due termovalorizzatori e sette impianti per il ricavo di combustibile derivato dai rifiuti (Impianti di ricavo del Combustibile Solido Secondario,C.D.R.).                                                                                

Degli impianti di termovalorizzazione ne viene realizzato uno, ad Acerra, ma questi non è in grado di trattare la quantità prevista di rifiuti ed inoltre, a causa di problemi nella costruzione, non può produrre C.D.R. Nel 2000, il Commissario straordinario, giudica insufficienti gli impianti realizzati e le discariche esistenti sono ormai sature ed in alcune sono stati sversati più rifiuti di quanti ne riuscissero a contenere portando ad una critica situazione igienico sanitaria per chi vive nei dintorni delle zone delle discariche. Negli anni successivi si verifica una pesante crisi nella raccolta dei rifiuti,le cause sono varie come il mancato decollo della raccolta differenziata in Campania, l’inadempimento della società appaltatrice, scarsa collaborazione delle amministrazioni locali e mancanza di termovalorizzatori capaci di produrre C.D.R. Nel 2008 le discariche campane erano sature e si decise di ricominciare portare i rifiuti verso l’ estero poiché paradossalmente, questi avevano un costo minore rispetto allo smaltimento nella stessa regione, e di riaprire le discariche di Pianura, Marano e Chiaiano,cosa che portò a forti proteste da parte della popolazione locale ed a problemi di ordine pubblico. A metà di quell’anno, con l’insediamento del nuovo Governo, si vararono leggi contro l’abbandono dei rifiuti e contro il mancato rispetto della raccolta differenziata col fine di non aggravare il problema. Nel 2009 vengono iniziati i lavori di collaudo del termovalorizzatore di Acerra e viene aperta la discarica di Terzigno. Sempre in quell’anno il Governo fece cessare lo stato d’emergenza, ma il problema dei rifiuti si protrasse fino al 2011 a causa del mancato funzionamento a pieno regime del termovalorizzatore di Acerra (tutt’oggi non ancora certificato) e dell’ esaurimento della capienza delle discariche da poco aperte. Una delle principali cause dell’emergenza rifiuti campana è la gestione da parte della malavita delle società appaltatrici nello smaltimento rifiuti e la corruzione degli amministratori su questo tema. La cosiddetta “Terra dei fuochi”, riconosciuta con la zona tra le province di Napoli e Caserta ma, si è scoperto che il problema delle campagne inquinate da rifiuti speciali ha toccato tutte le province della Campania, in ultima, ad esempio, l’enorme discarica abusiva trovata all’interno del Parco Nazionale del Vesuvio poche settimane fa.  La malavita, mediante società di riciclaggio, prelevava rifiuti altamente inquinanti che dovevano ricevere un particolare trattamento per lo smaltimento, da aziende di tutta Italia. Presi i soldi, portava questi rifiuti in Campania e li sversava in discariche abusive, che non avevano alcun sistema di sicurezza e nessun tipo di materiale che potesse contenere gli effetti altamente inquinanti di questi rifiuti speciali. Oltre alle discariche abusive i rifiuti venivano anche sotterrati ed ovviamente quel che cresceva sopra quelle terre non poteva essere mangiato, ed invece si trovava sulle tavole dei cittadini ed immesso sul mercato come un qualsiasi prodotto commestibile. Oltre ai prodotti nocivi, anche l’ aria di quelle zone, a causa di questo tipo di rifiuti, risultava irrespirabile e piena di sostanze dannose. La malavita inoltre ha costruito su quelle terre edifici abusivi e veri e propri complessi residenziali illegali per coprire i rifiuti e per trarne un doppio guadagno. Gli effetti sulla salute dei cittadini sono stati devastanti, nelle zone in cui c’erano queste discariche abusive e dove venivano sversati i rifiuti industriali si sono registrati un aumento del 10% della mortalità maschile e del 12% di quella femminile, il 90 % in più di tumori al polmone, stomaco, linfomi e l’80% in più di malformazioni congenite, il tutto di molto superiore rispetto alla media nazionale. Inoltre in tutta la Campania, la situazione di questi mali è statisticamente superiore rispetto a tutta l’Italia e l’Europa. Oltre ai gravi danni alla salute dei cittadini, si aggiungono i danni di natura economica visto che il trasporto dei rifiuti verso i paesi esteri è costato circa 400.000 euro al giorno facendo trovare la regione indebitata, oltre al danno d’immagine che regione subì con le relative ripercussioni sul turismo. L’emergenza rifiuti negli ultimi anni non ha riguardato solo la Campania, ma il problema si è diffuso in tutta Italia, negli ultimi anni l’emergenza c’è stata in Calabria, in Sicilia, nel Lazio (in cui coinvolta è soprattutto la città di Roma), Milano e discariche abusive sono state trovate in Emilia Romagna e Veneto. Negli anni, contro questo malaffare si sono svolte varie manifestazioni, molte nel 2013, in seguito all’intervista da parte del programma televisivo Le Iene, all’ex boss dei Casalesi (uno dei clan camorristici responsabili dell’ emergenza) Carmine Schiavone, in cui rivelava anche la complicità dello Stato nella vicenda. L’ultima manifestazione si è tenuta Sabato 24 Marzo 2018, in seguito al sopracitato video ed al ritrovamento di altre discariche abusive che inquinano la regione. In quest’ultima manifestazione contro il biocidio erano presenti circa 10.000 persone. Dopo anni è evidente che l’emergenza rifiuti non è superata anzi è ancora attuale e purtroppo si sta diffondendo in altre zone dello Stato anziché scomparire. I responsabili si conoscono ma il business è troppo profittevole per far fermare il malaffare e purtroppo a subirne i problemi sono i cittadini che stanno pagando caro con la loro salute. Il fantasma di questa emergenza sembra non voler andare via.

 

                                                                                                                                                                  Adriano Viscardi 

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