Il Forasacco: un pericolo per i nostri amici a 4 zampe! "Ambiente, Animali e Veterinaria"

Le Poaceae o Gramineae o volgarmente Forasacco, sono una famiglia di piante angiospermemonocotiledoni appartenente all'ordine Cyperales, comunemente conosciute anche come Graminacee. Nella regione mediterranea, allo stato spontaneo, pur localizzandosi soprattutto in ambienti aperti, occupano praticamente tutti i tipi di habitat, dai boschi ai luoghi umidi, dalle dune sabbiose agli ambienti ruderali. Si spingono a tutte le latitudini, con notevole escursione altimetrica. Sono piante perfettamente adattate ai climi aridi, anche se non mancano specie mesofile e altre persino acquatiche. Notevole l’importanza nel quadro del rivestimento vegetale della terra: costituiscono fitte formazioni vegetali molto estese alle quali conferiscono una particolare fisionomia come praterie, savane, steppe.

Dominano i biomi delle savane, delle praterie e delle steppe e interi gruppi animali (es. ungulati) si sono evoluti contestualmente. Particolare importanza assumono anche nella storia e nell'economia umana. La coltura dei cereali è alla base dello sviluppo delle prime società civilizzate tanto nel Vecchio che nel Nuovo Mondo.

Si tratta di piante erbacee, perenni o annuali. L’habitus dominante è rizomatoso erbaceo.

• Il fusto (denomimato culmo) è articolato in nodi ed internodi. Nella maggior parte delle specie è cavo negli internodi e pieno ai nodi. Poche specie (es. mais) presentano fusti pieni anche agli internodi. A livello dei nodi si originano le foglie e le ramificazioni laterali. Il culmo non si ramifica salvo che in basso; una porzione meristematica in corrispondenza del nodo conferisce al culmo la capacità di raddrizzarsi nel caso venga flesso. Molte Gramineae mostrano il fenomeno dell'accestimento: da un rizoma perenne si formano, anche nella stessa annata, più culmi vicini tra loro.

• Le foglie constano di una guaina, che avvolge il culmo ed un lembo, che si stacca nettamente dalla guaina in corrispondenza di una piccola struttura membranosa detta ligula. La guaina presenta una incisione per tutta la sua lunghezza, i margini possono coprirsi per un breve tratto. Il lembo si distanzia dal fusto ad angolo ottuso e termina a punta, sovente presenta delle striature. La ligula è una membrana sottile posizionata tra il lembo e la guaina: può essere più o meno sviluppata o sostituita da un ciuffo di peli ed è importante come carattere diagnostico. In alcuni generi (es. Hordeum, Lolium) possono essere presenti delle auricole alla base della foglia.

• I fiori sono sempre raccolti in particolari infiorescenze, distintive della famiglia, denominate spighette riunite a loro volta in spighe o pannocchie. L'impollinazione è anemofila (con conseguente perdita della funzione vessillare del fiore). Le Poaceae, sulla base della struttura della spighetta, vengono distinte in vari gruppi (tribù).

• Il frutto è una cariosside in cui l'albume è a diretto contatto con il frutto per digestione dei tegumenti seminali. L'albume è amilaceo e presenta la porzione più esterna formata da uno strato di cellule ricche di proteine (strato aleuronico). Il seme ha endosperma ricco di amido.

Il fiore possiede un asse centrale, rappresentato dal gineceo, supero, costituito da 2(3) carpelli che delimitano una sola loggia (gineceo uniloculare) con un solo ovulo, uno stilo e 2(3) stimmi piumosi. Alla base dell’ovario si inseriscono gli stami (che formano l'androceo), quasi sempre in numero di tre, ognuno costituito da un filamento e da un’antera pendula. Talora i fiori sono unisessuali per mancanza del pistillo o sterili per aborto degli organi sessuali. L’ovario e gli stami sono avvolti da due glumette col valore di brattee fertili, di cui l'inferiore prende il nome di lemma, e la superiore, più piccola e generalmente racchiusa dalla precedente, viene detta palea. Il lemma può presentare, nella parte mediana, un angolo (carena) dalla quale può dipartirsi un’arista (talvolta in luogo dell’arista si trova un aculeo, oppure la glumetta si presenta mutica, ovvero priva di aculeo). Nel fiore si osservano i resti del perianzio, rappresentati da 2 (3) lodicule, di consistenza membranosa.

I fiori sono sempre raccolti in infiorescenze denominate spighette, distintive della famiglia. La spighetta, che può essere uniflora o, più frequentemente, pluriflora, è provvista di un asse (rachilla) portante alla base le glume, opposte, con il significato di brattee sterili. Le glume sono generalmente più piccole delle glumette e si distinguono in superiore ed inferiore(lemma), generalmente di grandezza diversa. Le glume possono essere carenate e, più raramente delle glumette, portano aculei ed ariste(dette anche reste) consistenti in prolungamenti filiformi. Le forme non aristate sono dette mutiche.

I fiori sono sempre raccolti in infiorescenze denominate spighette, distintive della famiglia, e riunite a loro volta in infiorescenze denominate:

• spighe (quando le spighette sono sessili cioè si inseriscono sull’asse principale dell’infiorescenza senza peduncoli)

• pannocchie (quando le spighette sono inserite per mezzo di un peduncolo ramificato)

• racemi (quando le spighette sono inserite per mezzo di un peduncolo non ramificato).

La sistematica di questa numerosa famiglia è complessa. Comprende 500 generi e tra 5000 e 9000 specie di cui circa 350 italiane.Secondo il sistema Cronquist la famiglia va collocata, insieme alle sole Cyperaceae, nell'ordine delle Cyperales. Secondo la classificazione APG le Poaceae vengono incluse nell'ordine delle Poales, insieme a 15 altre famiglie di piante monocotiledoni. Normalmente vengono riconosciute 7 sottofamiglie (vedi tassobox) alla cui descrizione si rimanda sia per i caratteri distintivi delle sottofamiglie sia per i generi inclusi in ciascuna di esse.La classificazione APG elenca 13 sottofamiglie (a quelle elencate nel tassobox vanno aggiunte Anomochlooideae, Aristidoideae, Danthonioideae,Ehrhartoideae, Micraroideae, Pharoideae, Puelioideae, mentre va eliminata Stipoideae, inclusa in Pooideae).La classificazione è complicata dal fatto che, oltre a numerose sottofamiglie, vengono riconosciuti vari gruppi di livello tassonomico intermedio (tribù), soprattutto in base alla struttura della spighetta. Penetrano in tutte le parti del corpo. Fra le tante insidie estive a cui è esposto Fido, c’è quella dei forasacchi che da molti cinofili viene considerata una vera maledizione. In questo periodo una tranquilla passeggiata con il proprio cane in un luogo dove c’è vegetazione (campagna o anche tra le aiuole del parco o giardino che si è soliti frequentare), può trasformarsi improvvisamente in una spiacevole realtà. Dalla constatazione della grave incidenza patologica che la specie canina è costretta a subire ogni anno si può affermare che i forasacchi sono una vera calamità per i cani, tanto che personalmente ritengo sarebbe addirittura opportuno chiamarli foracani. Si tratta di entità vegetali secche che si staccano dalle spighe delle graminacee selvatiche che solitamente sono costituite da diverse decine di forasacchi ed al loro interno racchiudono il seme. Sono di dimensioni molto piccole, da uno a tre centimetri e di colore giallo paglierino, con le ariste più scure che vanno dal marrone al nero. Hanno la caratteristica forma a lancia e sono rivestiti su tutta la superficie da una fitta ed ispida zigrinatura che, anche se quasi invisibile ad occhio nudo, è molto percettibile al tatto. Questa proprietà costituisce la loro vera essenza deleteria. Infatti la loro prima azione patogena è quella di riuscire a penetrare nella pelle del cane provocando spesso profondi tragitti fistolosi. Questo è dovuto proprio a queste ispide particelle, cioè alla superficie dentellata del forasacchi che, a seguito dei movimenti corporei del cane vengono attivate e per inerzia avviene così l’azione di penetrazione che è lenta ed inesorabile, sempre in avanti, senza quasi mai poterne fuoriuscire e causando spesso seri e gravissimi danni. Questo tipo di incidente è sempre in agguato, ma solo durante i mesi estivi, infatti, i forasacchi imperversano quando seccano le erbacce da aprile nelle regioni più calde, fino a tutto ottobre. La casistica, ovvero i punti di rinvenimento dei forasacchi, nel cane è complessa ed infinita. Le parti anatomiche maggiormente esposte alla penetrazione dei forasacchi sono: il condotto uditivo, gli occhi, gli spazi interdigitali, le narici, le loggie ascellari, la regione inguinale, l’interno del prepuzio per i maschi e la vulva per le femmine ed ancora la regione perianale, ovvero sotto la coda. Per quei cani a pelo lungo che vivono in campagna o in giardini incolti, che non vengono mai spazzolati, nè lavati, nè tanto meno tosati, i forasacchi possono impiantarsi contemporaneamente a diecine e centinaia in diverse parti del corpo. Questo perchè si attaccano sul pelo infeltrito e con il trascorrere dei giorni riescono a penetrare nei punti più impensati del loro corpo. Un’altra importante segnalazione da fare è la possibile penetrazione dei forasacchi nelle vie respiratorie profonde che spesso è causa di affezioni gravissime a carico del torace. Un’elevata incidenza di questa casistica l’ho riscontrata nei cani da caccia, soprattutto setter, pointer, bracchi ed altri. Pertanto una buona anestesia consentirà una corretta visione dell’interno del condotto uditivo e la sicura estrazione non solo del forasacchi, ma anche di sue eventuali parti frammentate che, se non rimosse totalmente, possono in futuro provocare gravi otiti croniche. Anche la penetrazione di un forasacchi in una delle narici è un’evenienza abbastanza frequente. In questo caso i sintomi che il malcapitato presenta sono ancora più violenti ed imponenti ed attirano inevitabilmente l’attenzione del padrone. Consistono in una forte ed inarrestabile starnutazione da parte del soggetto con una serie continua di dieci, quindici, ma anche venti starnuti ed oltre, fino a battere il naso per terra. Tutto questo di solito si verifica in breve tempo e spesso segue anche una "rinorragia" ovvero emissione di gocce di sangue dalla sola narice in cui è penetrato il corpo estraneo. Questo ulteriore sintomo di solito aiuta anche a capire in quale delle due narici è effettivamente penetrato il forasacchi. Anche in questo caso per procedere all’estrazione bisognerà anestetizzare il soggetto. Quando poi il forasacchi capita accidentalmente in un occhio, è strano a dirsi, ma la sintomatologia è meno imponente, anche se in realtà il fastidio, unitamente al dolore, non possono essere inferiori. Per questo caso, di solito, il padrone non riesce quasi mai ad immaginare che si tratti di questo tipo di incidente e porta il cane dal veterinario perchè lo nota con l’occhio chiuso, un po’ tumefatto e con un’intensa lacrimazione. Quando poi il corpo estraneo viene estratto, se vi assiste il proprietario, di solito rimane sbigottito e quasi non disposto a crederci. Quando un forasacchi penetra in un occhio i pericoli che possono derivare vanno dalla inevitabile irritazione traumatica da corpo estraneo a carico della congiuntiva ad un possibile altro più severo danno quale quello della cornea. Il quadro patologico che può conseguire sarà più o meno grave a seconda sia della grandezza e ruvidezza del forasacchi sia della localizzazione di quest’ultimo all’interno delle palpebre e soprattutto del tempo di persistenza. Una rapida estrazione di un forasacchi può causare soltanto un’ulcera corneale superficiale, ma se l’azione traumatica del forasacchi agisce a lungo, perchè viene rimosso dopo qualche giorno, si potrà creare un’ulcera corneale profonda con possibili complicanze settiche (specialmente Pseudomonas), molto resistenti alle preparazioni oftalmiche antibatteriche che potranno aggravare il già severo quadro patologico traumatico fino alla completa perforazione della cornea e finendo per causare addirittura perdita parziale o totale della vista.Per procedere all’estrazione del corpo estraneo penetrato in un occhio, ai soggetti docili basterà instillare un collirio a base di anestetico per inibire il forte dolore, per quelli ribelli sarà opportuno far ricorso all’anestesia generale onde evitare bruschi movimenti di difesa. Una volta asportato il corpo estraneo bisognerà procedere alle opportune cure, che a seconda della gravità del caso verranno prescritte.

Marco Auriemma 

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